Internazionalizzazione una sfida manageriale ma anche culturale per le imprese che vogliono crescere.
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- 17/07/2014
È prassi ormai consolidata che per poter guardare avanti con ottimismo le nostre aziende oggi devono saper internazionalizzare il proprio prodotto , le proprie competenze; la strategia competitiva del futuro riparte da qui. Bisogna fare attenzione che partecipare in maniera attiva su i mercati internazionali non è solo un problema di conoscenza di una lingua straniera ma è anche e soprattutto
un salto culturale che mediamente le nostre aziende trovano difficoltà a fare; chiaramente non parlo delle grandi imprese che da decenni sono ormai abituate a lavorare con successo in contesti internazionali ma mi riferisco alle piccole e medie imprese che in passato hanno costituito l'asse portante della nostra economia ma che ora stentano a mantenere quel ruolo di traino dello sviluppo economico proprio perché si trovano impreparate nel fare questo passaggio verso l'economia globalizzata. Questo significa che non solo bisogna essere preparati a spostare i propri orizzonti commerciali verso mercati sempre nuovi ma bisogna anche saper cogliere le opportunità che il mercato globale può garantire in materia di approvvigionamento e ottimizzazione dei costi di produzione. C'è bisogno di un salto culturale che ci permetta di comprendere la storia e la cultura di popolazioni a volte molto lontani dalla nostra perchè è proprio da questo punto che si può innescare un proficuo sviluppo anche degli aspetti commerciali: credo sia necessario recuperare quelle capacità introspettive che hanno saputo fare grande ad esempio Venezia nei secoli scorsi. Bisogna conosce usi e consuetudini e sapere come approcciare i problemi , ci sono delle regole , delle consuetudini nell'affrontare ad esempio una trattativa che variano molto da paese a paese. Tutti questi aspetti necessitano di un approfondimento e di una sensibilità particolare che non sempre oggi ritroviamo all'interno delle nostre aziende ; probabilmente è proprio anche per questo che gran parte dei finanziamenti erogati dalle varie pubbliche amministrazioni o organi istituzionali per favorire e sviluppare il processo di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese rimangono per lo più inutilizzati. A questo proposito ricordiamo ad esempio cheSimest , la finanziaria pubblico - privata partecipata dalla Cassa depositi e prestiti, e Confindustria Padova che hanno recentemente siglato un accordo per favorire l'internazionalizzazione delle imprese venete sostenendole nell'avvio di strategie per l'ingresso nei mercati esteri : ebbene stando ai dati più recenti ammonta a solo il 20% la percentuale di imprese venete che allo stato attuale esporta stabilmente , mentre i mercati che offrono maggiori opportunità risultano ancora poco battuti es.: Angola , Tailandia , Filippine , Arabia Saudita. Oltre che ad un problema di carattere culturale saper muoversi in maniera proficua su i mercati internazionali richiede anche capacità organizzative e investimenti iniziali non sempre remunerativi nell'immediato; a questo proposito sarebbe auspicabile che in futuro che si formassero sempre più aggregazioni di imprese di tipo verticale ovvero non tra soggetti che fanno lo stesso prodotto ma tra chi può integrare la produzione . Ci deve essere un'azienda che fa da traino per le altre aggregate in modo da fornire ad un cliente estero un pacchetto completo e vincente con una riduzione significativa del rischio di impresa comunque presente in questo tipo di iniziative. In questo delicato processo di sviluppo ormai obbligato se si vuole vedere con fiducia al futuro le imprese devono essere supportate da personale adeguato e preparato scelto all'interno della propria organizzazione o all'esterno.